Le nuove sfide per inserire persone con disturbo dello spettro autistico nel mondo del lavoro
Testimonianze dirette di operatori, operatrici, ragazze e ragazzi dai 16 ai 29 anni. Un reportage realistico e non retorico delle sfide connesse all’inserimento lavorativo di persone con disturbi dello spettro autistico. Giovedì 9 novembre, la Sala Consiglio di Palazzo Isimbardi ha fatto da cornice all’evento “Trame lavorative”, con protagonisti gli stessi ragazzi e ragazze con le loro famiglie.
L’iniziativa, promossa dal Settore Politiche del Lavoro e Welfare metropolitano e promozione delle pari opportunità, è stata l’occasione per diffondere e condividere i risultati delle iniziative finanziate dalla Città metropolitana di Milano attraverso il piano «Emergo». Sotto i riflettori, in particolare, l’azione di sistema «Accompagnamento al lavoro di giovani con disturbi dello spettro autistico».
Nel corso della mattinata, moderata da Vittoria Brunelli, Responsabile Servizio Progettazione degli interventi per l’inserimento lavorativo persone con disabilità e dei percorsi formativi della Città metropolitana di Milano, si è voluto dare voce ad esperienze e punti di vista “sul campo” per identificare le sfide relative all’inserimento lavorativo dei/le giovani nello spettro dell’autismo e proporre nuove prospettive su come affrontarle. Consorzio Sir, IAL, Umana, Fondazione Clerici, Fondazione Mazzini hanno portato le loro esperienze insieme a ragazzi e ragazze, aziende e famiglie, mettendo in evidenza aspetti rilevanti per l’efficacia del percorso di inclusione lavorativa attraverso gli step progettuali della formazione, del tirocinio e dell’inserimento in azienda. Come spiegato dal Direttore del Settore Politiche del Lavoro e Welfare metropolitano e promozione delle pari opportunità, Federico Ottolenghi, sono sette i progetti avviati, della durata di 24 mesi, che coinvolgono poco meno di 50 persone e 10 imprese, per un investimento di oltre 700mila euro.
A conquistare i giovani e le giovani le opportunità di sviluppo delle competenze digitali promosse nell’ambito dei progetti, davvero diversificati, finanziati dalla Città metropolitana, che ha potuto contare sulla presenza di valide figure professionali.
Da parte delle aziende, soddisfazione per il miglioramento del clima relazionale all’interno dell’azienda, lo sviluppo e l’innovazione del business, e il riconoscimento quali attori attivi nella promozione dello sviluppo economico e sociale del territorio, ottenuti grazie ai progetti stessi. L’esperienza ha portato le imprese a valutare aspetti nuovi come la creazione di un ambiente lavorativo inclusivo sia dal punto di vista infrastrutturale che sociale, la motivazione delle persone nello spettro dell’autismo e la loro formazione non solo professionale ma anche sociale, l’utilizzo di figure specializzate che possano supportare sia l’azienda sia la persona nello spettro dell’autismo ad affrontare in maniera positiva le sfide (ad esempio il job coach e il “buddy”). Anche le famiglie hanno espresso soddisfazione per le esperienze vissute, nonostante diverse criticità legate agli spostamenti casa-lavoro.
La testimonianza dell’associazione Diesis onlus mette in luce un cambio di prospettiva nell’inserimento lavorativo delle persone nello spettro dell’autismo: da una prospettiva assistenzialistica ad un interesse autentico per le risorse neurodivergenti. Fondamentale il ruolo delle istituzioni quali facilitatrici del cambio di mentalità: sono tante le sfide ancora aperte, come coinvolgere una platea più ampia di ragazzi e ragazze e un numero maggiore di aziende, ancora spaventate dall’inserimento di persone neurodivergenti.
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