Boschi della Fagiana - Sito IT205005
L’area in questione è inserita come Riserva Naturale Orientata all’interno del Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino e dentro i confini della fascia a Parco Naturale.
La Fagiana nacque come Riserva di Caccia, intorno al 1808 circa, grazie a Vittorio Emanuele II che, rinunciando alla Riserva Reale di Caccia del Ticino, lasciò libera la caccia in alcune zone e cedette in altre il diritto di caccia a terzi, istituendo le grandi Riserve di Caccia Ticinesi.
Allora la Riserva “La Fagiana” si estendeva per oltre 10 km in sponda sinistra del Ticino, da Casate sino alla Cascina Bizzarota in Comune di Robecco.
Nel 1974, la definitiva abolizione della caccia, avvenuta con l’istituzione del Parco Ticino lombardo, ne determinò il degrado.
Infine, nel 1984 il Parco Ticino lombardo acquistò gran parte dell’antica Riserva trasformandola man mano nell’attuale Centro Visitatori.
Molte terre che dal 1945 in poi erano state alienate a terzi, sono state riacquistate dal Parco che le ha accorpate in un’unica proprietà; altre proprietà sono in via di acquisizione e ciò dovrebbe portare a ricostituire sotto un’unica gestione, finalizzata alla tutela naturalistica e all’educazione ambientale, buona parte dell’antica Riserva di Caccia.
I boschi della Fagiana sono compresi nella depressione valliva del fiume Ticino, nell’area cosiddetta della Piana diluviale recente, ovvero costituita da alluvioni fluviali recenti e attuali.
Il territorio è costituito da un ambito a morfologia “piatta” anche se non mancano basse scarpate, arginelli ecc.
Qui il fiume comincia a passare da un andamento intrecciato a un andamento di tipo meandriforme.
La mancanza di argini e cementificazioni delle sponde fluviali, in tutta questa zona, consente al corso d’acqua di divagare liberamente, inondando durante le piene gran parte delle terre comprese nella Riserva, mantenendo così un ecosistema fluviale dinamico.
Il clima dell’area può definirsi temperato con estate caldo-umida e inverno freddo-umido. Le precipitazioni medie annue, riferite alle stazioni più vicine (Abbiategrasso e Cameri), sono pari a circa 1000 mm, con i massimi in novembre e i minimi in febbraio.
La temperatura media su base annua è di circa 13° C con un massimo in luglio e un minimo in gennaio.
La ricchezza di acque, la diversa composizione e tessitura dei suoli, il rapporto storico tra uomo e foreste fanno sì che l’area rappresenti un elemento di elevato valore naturalistico nell’ambito della Pianura Padana.
All’interno del SIC, l’elemento vegetazionale più importante è rappresentato dai boschi; tuttavia non mancano esempi di vegetazione acquatica e anfibia, di vegetazione di greto, di praterie umide e secche, di brughiere.
Per quanto concerne l’uso del suolo, l’elemento che risalta di più è la coltura cerealicola; sono anche presenti impianti legnosi e radi insediamenti antropici.
Va, infine, sottolineata la buona disponibilità di dati ed informazioni recenti sugli aspetti ecologici dell’area in esame, come risulta dalla bibliografia, che ha ovviamente costituito un importante riferimento anche per la stesura della seguente relazione. Anche dal punto di vista faunistico, come indicato nella relazione specifica, il sito è ben conosciuto ed è stato utilizzato per vari progetti di reintroduzione di specie minacciate (es. Emys orbicularis) o altre di interesse naturalistico (es. Capriolo).
VEGETAZIONE, FLORA ED ECOSISTEMI
In generale si può affermare che le tipologie vegetazionali spontanee riscontrabili all’interno del sito sono:
- foreste mesofile a dominanza di querce e carpino bianco;
- foreste mesofile a dominanza di querce e olmo;
- foreste a dominanza di specie esotiche;
- boscaglie e arbusteti mesoxerofili;
- boschi e boscaglie di salici;
- boschi e boscaglie di ontano nero;
- lande più o meno arbustate;
- pratelli terofitici xerofili;
- pratelli terofitici nitrofili;
- vegetazione erbacea igrofila;
- vegetazione acquatica.
Foreste mesofile a dominanza di querce e carpino bianco
Sono boschi dominati perlopiù da Quercus petraea e Carpinus betulus, con presenza più o meno sporadica di Prunus avium, Prunus padus e Quercus robur, nonchè di Prunus serotina e Robinia pseudacacia. Tra le erbe sono frequenti Vinca minor, Convallaria majalis e Physospermum cornubiense. Questi boschi, dal punto di vista fitosociologico, sono riferibili all’alleanza Carpinion betuli. Essi si sviluppano su suoli acidi, argillosi, con falda freatica a profondità variabile tra 2 e 3 m. Queste cenosi sono ristrette a una piccola superficie, rappresentante circa il 3% dell’area del SIC.
Foreste mesofile a dominanza di querce e olmo
Sono boschi dominati perlopiù da Quercus robur e Carpinus betulus, con frequente presenza di Ulmus minor e Prunus padus; più sporadici sono, invece, i pioppi (Populus nigra e Populus alba) e le specie esotiche Prunus serotina e Robinia pseudacacia. Tra le erbe sono presenti Carex brizoides, Brachypodium sylvaticum, Cucubalus baccifer, Vinca minor, Polygonatum multiflorum, Asparagus tenuifolius. Questi boschi, dal punto di vista fitosociologico, sono riferibili all’alleanza Alnion incanae e alla suballeanza Ulmenion minoris. Essi, rispetto alle foreste precedentemente descritte, risultano più esposti alle piene del Ticino, anche se con tempi di ritorno comunque piuttosto lunghi. Queste cenosi sono piuttosto estese all’interno del SIC, occupandone circa il 22% dell’area.
Foreste a dominanza di specie esotiche
Sono boschi dominati fisionomicamente da robinia e/o prugnolo tardivo (Prunus serotina), distribuiti abbondantemente anche negli strati arbustivi; rappresentano una cenosi nemorale degradata floristicamente che sostituisce i boschi autoctoni precedentemente descritti. Questi boschi occupano una discreta superficie all’interno del SIC, pari a circa il 9% dell’area.
Boscaglie e arbusteti mesoxerofili
Si tratta di formazioni costituite da uno strato erbaceo con alberi e/o arbusti più o meno radi. Tra le essenze arboreee prevalgono Quercus robur e Fraxinus ornus, mentre tra le essenze arbustive prevalgono Ligustrum vulgare, Prunus spinosa, Rosa canina, Crataegus monogyna e Rhamnus catharticus. Tra le erbe sono frequenti Brachypodium pinnatum, Polygonatum odoratum, Dactylis glomerata, Teucrium chamaedrys, Bromus erectus, Melica nutans. Queste cenosi si sviluppano su substrati ricchi di scheletro, fortemente drenanti, che ne determinano una notevole aridità estiva. Queste cenosi non sono molto estese all’interno del SIC, occupandone circa l’1,5% dell’area.
Boschi e boscaglie di salici
Si presentano come bordure lungo le diramazioni del Ticino e/o come formazioni che colonizzano le isole fluviali. Sono fisionomicamente dominate da Salix alba; talvolta possono essere presenti altre specie del genere Salix, quali S. triandra e S. purpurea. Spesso sono ricche di specie nitrofile, quali Urtica dioica, ed esotiche, quali Solidago gigantea, Sicyos angulatus e Humulus scandens. Dal punto di vista fitosociologico, tali cenosi sono riferibili all’alleanza Salicion albae. Si sviluppano su suoli generalmente sabbiosi, con falda freatica a profondità di circa 1 m. La superficie occupata da queste cenosi è stata unificata a quella occupata dalle cenosi ad ontano nero descritte di seguito; tale superficie corrisponde a circa il 4% dell’area del SIC.
Boschi e boscaglie di ontano nero
Si presentano come bordure lungo le diramazioni del Ticino, alla base delle scarpate di terrazzo e/o in corrispondenza di aree palustri interrate, testimonianti la presenza di meandri fluviali abbandonati. Sono dominate fisionomicamente da Alnus glutinosa. Tra le erbe compaiono diverse specie del genere Carex sp., Iris pseudacorus, Thelypteris palustris, Osmunda regalis, Athyrium filix-foemina; spesso sono invase da rovi. Sotto il profilo fitosociologico, tali cenosi possono essere ricondotte all’alleanza Alnion glutinosae. Si sviluppano su suoli molto umidi, torbosi e spesso imbevuti d’acqua per la presenza di una falda frequentemente affiorante. La superficie occupata da queste cenosi è stata unificata a quella occupata dalle cenosi a salice bianco descritte precedentemente; tale superficie totale (delle due cenosi) corrisponde a circa il 4% dell’area del SIC.
Lande più o meno arbustate
Si tratta di zone di radura all’interno delle boscaglie mesoxerofile, caratterizzate dalla presenza di Calluna vulgaris, di diverse specie del genere Genista e, talvolta, di Cytisus scoparius, sporadicamente sono presenti Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, Rhamnus catharticus, Berberis vulgare, Prunus spinosa. Tra le erbe, sono frequenti Teucrium chamaedrys e, talvolta, T. scorodonia, Danthonia decumbens, Luzula multiflora, Festuca tenuifolia. La superficie occupata da queste cenosi è molto limitata ed è inferiore all’1% dell’area del SIC.
Pratelli terofitici xerofili
Colonizzano radure all’interno delle boscaglie mesoxerofile e sono caratterizzati dall’abbondanza di licheni e dalla presenza di Aira caryophyllea, Teucrium chaamedrys, Teesdalia nudicaulis, Vulpia myuros, Festuca tenuifolia, Carex caryophyllea e da diverse specie del genere Thymus. Data l’aridità dei substrati su cui si sviluppano (che sono ciottolosi e drenanti) presentano il loro massimo sviluppo in primavera, appena dopo le piogge. Sotto il profilo fitosociologico, sono riconducibili all’alleanza Thero-Airion. Queste cenosi occupano una superficie pari a circa il 3% dell’area del SIC.
Pratelli terofitici nitrofili
Colonizzano i greti sabbioso-limosi del corso principale del fiume e dei canali laterali e sono caratterizzati dalla presenza di diverse specie del genere Polygonum e Bidens, nonchè di Xanthium italicum, Saponaria officinalis, Agropyron repens, Oenothera biennis, Artemisia vulgaris, Humulus scandens, Helianthus tuberosus, Solidago gigantea. Presentano il loro massimo sviluppo in tarda estate, quando il greto emerge. Sotto il profilo fitosociologico, sono riconducibili perlopiù all’alleanza Bidention tripartitae. Queste cenosi occupano una superficie pari a circa il 2% dell’area del SIC.
Vegetazione erbacea igrofila
É costituita da fasce a carici e/o a cannuccia di palude (Phragmites australis) che si sviluppano in bassure umide e/o lungo le rive del Canale Delizia. La superficie occupata da queste cenosi è molto limitata ed è inferiore all’1% dell’area del SIC.
Vegetazione acquatica
Distribuita per lo più lungo il canale Delizia, un corso d’acqua dalle elevate caratteristiche di naturalità alimentato direttamente dalle acque del Ticino e da numerose sorgive, comprende le formazioni a Ranunculus sp., Potamogeton sp. e Callitriche sp.. In corrispondenza di piccole aree in cui l’acqua del canale si ferma, si possono trovare anche formazioni a Lemna sp. e Spirodela polyrhiza. La superficie occupata da queste cenosi è molto limitata ed è circa pari all’1% dell’area del SIC.
Data creazione: Tue Nov 29 11:11:43 CET 2016