Borgo di Viboldone
Il Monastero di Viboldone di cui rimane unicamente il Palazzetto del Priore ornato da splendidi affreschi, fu fondato nel 1176 dall'Ordine degli Umiliati. La presenza degli Umiliati, unitamente a quella dei Cistercensi, portò ad una rinascita di questi luoghi che, dopo la caduta dell'impero romano e le invasioni barbariche, avevano conosciuto un lungo periodo di abbandono e rovina. Al pari dei Cistercensi anche gli Umiliati si occuparono di riorganizzare l'assetto idrico della zona, con l'utilizzo delle risorgive, il ripristino del corso della Vettabbia e l'introduzione del sistema di coltivazione delle marcite.
Viboldone era un tempo una delle case umiliate più importanti di tutta la Lombardia. Nel secolo XIII si alternava infatti con Rondineto (Como), Vigalone (Pavia) e San Cristoforo di Lodi al governo di tutte le altre. Per questa prerogativa fu spesso sede del Generale dell'Ordine ed ebbe ospiti illustri, come papa Gregorio X alla fine del '200, Matteo e Galeazzo Visconti nel '300.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo fu fondata insieme al monastero nel 1176. I lavori si protrassero fino al 1348, data di compimento della facciata. L'interno è a 3 navate, di 4 campate ciascuna, inquadrate da archi trasversali a sesto acuto.
La quinta campata si identifica con il transetto. L'elemento dominante della facciata è il laterizio, associato talvolta per decorazione al marmo bianco e all'intonaco.
Nella facciata, ad elementi tipicamente lombardi, come la forma a capanna racchiusa da possenti contrafforti, le bifore aperte sul cielo, l'ampio oculo centrale contornato da una cornice marmorea, se ne aggiungono altri di gusto toscaneggiante quali, ad esempio, le due edicole pensili ai lati del portale e le ghimberghe. Annesso alla chiesa è il Monastero delle Suore Benedettine dell'architetto Caccia Dominioni. Fanno parte del borgo anche interessanti corti agricole, alcune purtroppo in preoccupante stato di degrado e abbandono.
Al primo piano della palazzina che fiancheggia a sinistra la chiesa si affaccia la Sala della Musica, singolare testimonianza iconografica degli strumenti musicali in uso a Milano tra la fine del '400 e i primi anni del '500.
Gli affreschi in essa conservati, restaurati a cura dell'Amministrazione Provinciale di Milano, Ente Gestore del Parco, rendono l’immagine di un portico, dove le lesene ripartiscono lo spazio in dodici finestroni, quattro sulle pareti longitudinali e due sulle pareti trasversali, che contengono ogni sorta di strumenti musicali dipinti a grandezza reale a monocromo di terra rossa con ombreggiature nere e lumeggiature ocra su fondo bianco. Sopra l’architrave un fregio in terra rossa su fondo rosso rappresenta armi ed armature.
E' probabile che il preposito della domus Sancti Petri de Vicoboldono, Ludovico Landriani, figlio del tesoriere del Moro, avesse commissionato questo ciclo d’affreschi, durante i lavori di consolidamento e ristrutturazione da lui intrapresi e probabilmente terminati nel 1509.