Abbazia di Chiaravalle e annesso mulino

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Il Monastero Cistercense di Chiaravalle venne fondato nel 1135 nella Pieve di San Donato da Bernardo di Clairvaux. L'insediamento monastico dell'Ordine dei Cistercensi rappresentò una fase importante di trasformazione territoriale.

Nelle campagne intorno all'Abbazia infatti i monaci svolsero un'efficace opera di bonifica, introducendo nuove colture. In questo ambito, pare, nacquero le marcite, prati umidi artificiali che attraverso l'impiego di sofisticate tecniche idrauliche e l'utilizzo delle acque provenienti dai fontanili, consentono una produzione di foraggio durante tutto l'arco dell'anno.

Di particolare bellezza è la visione del complesso da lontano, nel quale spicca la bella torre, la Ciribiciaccola, della prima metà del 1300, caratterizzata dal vivace contrasto fra il rosso dei mattoni e il bianco dei piccoli archi che la alleggeriscono in un delicato gioco di traforo.

La Chiesa evidenzia linee di ispirazione francese a motivi di tradizione romanica lombarda. L'interno, a croce latina, mostra 3 navate divise da pilastri cilindrici e archi ogivali, delineati da sottili cordonature. Artisti toscani contribuirono alla decorazione del tiburio ottagonale, che nasce però da una struttura a base quadrata, affrescando nella prima metà del trecento le storie sacre della Vergine.

Il Mulino di Chiaravalle sembra essere stato costruito contemporaneamente all’Abbazia, anche se il primo documento che lo cita è un testimoniale del 1238 che individua, però, solo il corpo centrale e le due ruote. Bisogna aspettare fino al 1700 per avere ulteriori notizie al riguardo, con indicazioni più precise sulla sua attività e sulla definizione dello spazio. Nel 1798 il Mulino - di proprietà dei Padri Cistercensi - venne venduto. Successivamente il manufatto subì diverse trasformazioni: prima divenne casa del mugnaio e poi fu suddiviso addirittura in 13 subalterni. L’edificio fu definitivamente abbandonato intorno al 1963, con il trasferimento delle ultime famiglie.
Sebbene i cistercensi fossero rientrati a Chiaravalle già nel marzo del 1952, dopo più di un secolo e mezzo di forzata lontananza, la Comunità riacquisì l’antico mulino e l’annessa marcita solo nel 1977. L’edificio, posto a cavallo di un corso d’acqua derivato dalla più famosa Vettabbia che, mediante una paratoia, giungeva alla ruota, si affaccia su un ampio cortile cintato nel quale sorgevano la cascina ed altre attrezzature, che oggi è stato interamente recuperato e destinato a piccolo Orto dei Semplici (“ Hortus simplicium”, luogo destinato, nel Medio Evo, alla coltivazione e allo studio delle piante medicinali. “Semplici” venivano infatti chiamati, nella terminologia medievale, i principi curativi ottenuti direttamente dalla natura).

Il mulino si compone di locali di epoche diverse, raggruppati intorno ad un edificio del XII secolo ed è diviso in due parti: la prima è costituita da un piano terra e un primo piano utilizzati a suo tempo come deposito di frumento, mentre la seconda consta di un piano terra inserito nel fossato, dove c’è tuttora la sella della ruota, e un piano superiore che poggia su archi impostati sugli argini del fossato.
La tipologia di impianto è a pianta rettangolare con muro di spina, copertura a due falde in coppi con capriate a vista e prospetti scanditi da bucature ad arco e monofore. Sono terminati lavori di ripristino statico e di restauro, da parte della Provincia di Milano, Ente Gestore del Parco, e con il contributo di CARIPLO, con l'inserimento di una ruota in legno per le nuove funzioni molitorie, utilizzando le acque provenienti dall'impianto di depurazione di Nosedo.

Il restauro
Inaugurato il 21 marzo 2009, il complesso del Mulino rappresenta un esempio sicuramente interessante per il bene architettonico, la sua fruizione pubblica e il suo utilizzo a fini didattici.

Le funzioni per cui è stato recuperata la struttura in oggetto, prevedono sia attività di tipo conoscitivo – didattico sia socio-culturali che vanno dal laboratorio di erboristeria al forno per la panificazione, comunque legate alla storia delle abbazie cistercensi, alle marcite e all’uso dell’acqua nel sud milanese, temi previsti nelle finalità istitutive del Parco.

All'interno del complesso monumentale di Chiaravalle è presente un arboreto da legno e altri interventi di carattere ambientale, finanziati dal Parco. Attualmente l'area intorno al complesso si presenta piuttosto degradata, in attesa di un suo recupero da parte del Comune di Milano, che prevede la riattivazione della roggia che passa sotto il mulino e la ricreazione delle marcite dei monaci.

Attualmente gli spazi sono destinati a laboratori didattici di erboristeria e panificazione nonché a visite guidate per le scuole e per gruppi.

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