Carengione

Frazione di Mezzate - Peschiera Borromeo
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Ad est di Milano, nel territorio di Peschiera Borromeo, tra le frazioni di Bettola, Mezzate e S. Bovio si estende il Carengione, un’area di interesse naturalistico estesa ca. 23 ettari, caratterizzata dall’alternanza di aree coltivate e lembi boschivi. Il suo nome fa probabilmente riferimento alla presenza, nel passato, di estesi cariceti che confermerebbe l’originaria natura paludosa della contrada.

La caratteristica più rimarchevole del territorio è la presenza di dense fasce boscate, con prevalenza di essenze forestali autoctone, che costituisce la specificità del Carengione.
Ma le peculiarità dell’area non si fermano qui. Negli anni ‘50 vennero eseguiti alcuni saggi per verificare la possibilità di localizzarvi una cava di sabbia. I risultati furono del tutto insoddisfacenti e il progetto fu abbandonato ma i lavori, durati circa un anno, con l’attività escavatoria avevano modificato pesantemente il paesaggio. In queste aree, non più idonee all’agricoltura, si è spontaneamente insediata una ricca vegetazione autoctona. Le depressioni e gli avvallamenti creati dagli scavi sono stati inondati dalle acque di falda e si presentano oggi come piccoli stagni che contribuiscono ad arricchire la biodiversità. Una lunga trincea, che avrebbe dovuto fornire il materiale per la realizzazione di una strada di accesso per i mezzi pesanti, è stata colonizzata da un’imponente fascia boschiva ad ontano.

Recenti studi hanno evidenziato l’interessante popolamento floristico che, in un’area di piccole dimensioni, conta ben 300 specie di piante superiori, tra cui alcune entità rare nella pianura intorno a Milano. Tra le specie più interessanti si riscontrano l'anemone bianca (Anemone nemorosa), il gigaro scuro (Arum maculatum), la carice ascellare (Carex remota), l'erba maga (Circaea lutetiana), la felce maschio (Dryopteris filix-mas), il garofanino minore (Epilobium parviflorum), il garofanino quadrelletto (Epilobium tetragonum), l'iperico alato (Hypericum tetrapterum), la ranocchina minore (Najas minor), la scilla silvestre (Scilla bifolia), il coltellaccio (Sparganium emersum), la stregona palustre (Stachys palustris), la stregona dei boschi (Stachys sylvatica), il giaggiolo acquatico (Iris pseudoacorus).

I lembi boschivi spontanei sono di origine recente e pertanto al Carengione non si riscontrano boschi maturi. Le fasce boscate sono prevalentemente di 2 tipi, l’ontaneta e il saliceto a salice bianco.

L’interesse naturalistico dell’area è confermato dall’inserimento dell’area tra gli ambiti a "Parco naturale", nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Agricolo Sud Milano.

Il Parco è, quindi, impegnato da anni nella valorizzazione del Carengione, con l’acquisizione di lotti destinati alla riqualificazione. Allo stato attuale il Parco ha acquisito una decina di ettari, ove è stato realizzato un bosco con essenze autoctone e uno stagno per anfibi. Lo stagno, che favorisce la presenza della fauna, è legato alle oscillazioni della falda, per cui è soggetto ad asciutte soprattutto nel periodo invernale. Pur essendo, quindi, uno stagno temporaneo, svolge un importante ruolo soprattutto nei confronti delle popolazioni di anfibi che vi depongono le uova nella tarda primavera. In un’area limitrofa, inoltre, è stato messo a dimora di recente un consistente nucleo di piantine forestali inframmezzato da due grandi radure a prato stabile, allo scopo di diversificare gli ambienti.
Nel complesso, i progetti hanno riguardato un’area di quasi 10 ettari con la messa a dimora di più di 18.000 piante arboree e arbustive. La riqualificazione ambientale sarà estesa anche ad altre aree nei prossimi anni.

Gli interventi realizzati hanno anche svolto la funzione di contrastare la presenza delle specie esotiche che arrecano un danno all’ecosistema. A questo scopo vengono operati tagli mirati di alcuni alberi esotici (robinia, ailanto, pioppo ibrido) che vengono sostituiti da piante autoctone quali la farnia, l’ontano, il carpino, il ciliegio, l’olmo, ecc. La sostituzione viene eseguita gradualmente per non arrecare danni alle specie arboricole e del sottobosco.

Contestualmente al recupero ambientale anche la fauna si è notevolmente arricchita. Tra le specie di facile osservazione si annoverano il fagiano, il coniglio selvatico, il picchio rosso maggiore, il picchio verde, il colombaccio. Più elusivi ma certamente presenti la volpe, il moscardino, la lepre e molte altre specie.

Percorrendo oggi il Carengione è difficile pensare che queste aree fino a pochi anni fa erano ricettacolo di rifiuti scaricati illegalmente e di auto bruciate. Oltre al recupero e all’eliminazione dei rifiuti, gli interventi del Parco hanno rispettato la naturale tendenza evolutiva della vegetazione. La messa a dimora di piante autoctone ha un ruolo molto importante nel favorire l’evoluzione dell’ecosistema e il miglioramento della biodiversità.

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