Casa Fontana-Silvestri

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Girolamo e Francesco Fontana, funzionari e cortigiani sforzeschi, rinnovarono e ampliarono nel Quattrocento la loro casa a Porta Orientale (oggi corso Venezia) con una successione di interventi e "aggiornamenti" stilistici culminanti nei lavori databili all'ultimo decennio del secolo. L'organismo della casa si sviluppa a C attorno a un cortile porticato su tre lati: il quarto lato è costituito da un semplice muro di confine. Se la forma trapezoidale del cortile denuncia che il rinnovamento non aveva potuto mutare un impianto preesistente, le proporzioni molto eleganti e controllate, il disegno aggiornato degli elementi, l'accurata esecuzione di basi e capitelli delle colonne, i tondi tra le arcate (con i ritratti sforzeschi e di imperatori romani) suggeriscono di apparentare questa realizzazione con le più importanti e raffinate della Milano del tempo, come per esempio il palazzo Carmagnola, la casa Dal Verme e il palazzo Trivulzio, ipotizzando l'intervento progettuale di un architetto della cerchia bramantesca. I capitelli d'ordine composito, con targhe araldiche dei Fontana e le snelle candelabre con base classica, fusto a bulbo decorato, capitellino a foglie e volute, che reggono arcate a tutto sesto del loggiato al primo piano, sono tra i manufatti più belli del rinascimento lombardo e rimandano ad esempi simili dell'Amadeo, alla Certosa di Pavia e nei monumenti funerari (Giordano '83, p. 196). E' da segnalare il ricco portale sulla facciata (oggi molto deteriorato) costituito da due colonne in pietra d'Angera che nella parte inferiore sono modellate e decorate come candelabre. Le colonne che partono da alti stilobati e hanno capitelli compositi di grande qualità, incorniciano un arco e spalle del portale pure riccamente modellate (Patetta '87, p. 338). Il nome di Bramante, se non altro come consulente per l'insieme di questi lavori, ha sempre trovato un avallo in più perché a lui erano stati attribuiti dal Lomazzo ( 1590) i famosi affreschi della facciata (attribuiti invece dal Vasari inattendibilmente al Bramantino). Gli affreschi, oggi perduti, miravano a conferire ordine architettonico alla facciata asimmetrica e priva di un "disegno" con un' orditura dipinta classicheggiante di paraste e trabeazioni con fregi decorati secondo motivi all'antica, medaglioni e capitelli corinzi dipinti di bronzo dorato. La facciata "picta" era arricchita con quattro grandi figure mitologiche, "bronzee", per simulare delle sculture (Bruschi, '69, p. 764). Dopo la donazione sforzesca delle case e del terreno per costruire la sede del Banco Mediceo (1455-60) Lorenzo de' Medici e la sua famiglia ricevettero in dono nel 1486 da Gian Galeazzo Sforza e Ludovico il Moro un vecchio edificio e un terreno a Porta Vercellina, dove forse era già previsto quell'ampliamento residenziale della città che vedrà progetti di Leonardo e realizzazioni degli Atellani,dei Sanseverino, dei Botta e dei Guiscardi (Patetta '87, p. 308). Nell'ultimo decennio del Quattrocento fu avviata l'edificazione di un grande palazzo di cui restano oggi una parte e qualche elemento architettonico, cinque colonne e alcune arcate, ma tali da segnalarci un progetto residenziale tra i più ambiziosi e importanti della città. Ci resta un salone con volta lunettata lungo ben 37 metri e largo 7, che prospettava su una corte a U con un muro dove compaiono i resti di una serie di nicchie che dovevano essere decorate con conchiglie. Il grandioso palazzo doveva aprirsi sull' attuale corso Magenta. Alla caduta della signoria sforzesca (1499) i lavori furono interrotti e l' edificio cominciò a subire alterazioni che lo rendono oggi difficilmente riconoscibile (il salone‚ un cinema in via Terraggio). Credo si possa fare l'ipotesi di una consulenza architettonica di Giuliano da Sangallo, inviato da Lorenzo il Magnifico e giunto a Milano nel mese di ottobre del 1492 "presentando il modello d'un palazzo" (Vasari), forse la villa medicea di Poggio a Caiano. 

PalazzoFontanaSilvestri

Sezione del cortile del Palazzo Fontana Silvestri
(in G. Rosa, F. Reggiori, Casa Silvestri, Milano 1962, ridisegnata con murature annerite e ombre)