Santa Maria dei Miracoli presso San Celso

.

Presso l'antica basilica benedettina di S. Celso si trovava da tempo memorabile un'immagine della Madonna di S. Ambrogio, oggetto di grande venerazione all'inizio del XV secolo. A seguito di eventi miracolosi Filippo Maria Visconti fece costruire una piccola cappella (1429-39) parallelamente all' antica basilica. E' probabile che la cappella abbia avuto la forma tipica del tardogotico lombardo, con abside poligonale e copertura a crociera cordonata. Lavori, forse di ampliamento, furono fatti fino al 1485, quando nei documenti compaiono per la prima volta i nomi di Lazzaro Palazzi e di Gian Giacomo Dolcebuono. Fu dopo questa data che si cominciò a discutere della possibilità di edificare ex novo un vero santuario. Sappiamo che nel 1489 fu autorizzata con decreto ducale la nuova fabbrica e che nel 1493 furono esaminati due progetti scegliendo quello con planimetria a navata unica con tre cappelle semicircolari per ogni lato (Patetta '87, p. 200). Alla presenza di Ludovico il Moro avvenne una sorta di concorso con la partecipazione di tre ingegneri, uno dei quali era il Dolcebuono. E' stata fatta l'ipotesi che un altro potesse essere Bramante, nominato proprio in quell'anno ingegnere ducale (Baroni '40, p. 216). L'anno seguente fu commissionato un modello a Giovanni Antonio Amadeo e tre anni più tardi, nel 1497, furono iniziati i lavori e fu deciso di affidare all'Amadeo e al Dolcebuono il progetto e l'esecuzione del tiburio poligonale, per il quale fu anche redatto un minuzioso capitolato. Debitore verso la tradizione lombarda risalente al romanico, il tiburio di Santa Maria presso S. Celso ‚ l'unica parte quattrocentesca ben riconoscibile.

SantaMaria_presso San Celso

All'interno, su un volume cubico appoggiano quattro archi tondi e quattro pennacchi sferici che reggono un tamburo dalla forma composita, costituita da un architrave circolare, da un fregio e una cornice dodecagonali, con nicchie per le quali Agostino de Fondutis (o de Fondulis) ha modellato nel 1502 le figure in terracotta degli Apostoli. All'esterno, pure dodecagonale, compaiono le bifore con colonnina centrale. Nel 1505 veniva richiesto un modello a Cristoforo Solari detto il Gobbo, che nello stesso anno iniziava la costruzione dell'atrio antistante la facciata. (Il Solari avrebbe iniziato anche quest' ultima, realizzata però più tardi (1563) su progetto di Galeazzo Alessi e con interventi successivi di Martino Bassi ). L'atrio, o triportico, attribuito a Bramante nelle vecchie guide di Milano, costituisce il primo esempio milanese di pieno classicismo: all'esterno marmoreo e all'interno a mattoni, l'atrio presenta la novità dell'ordine completo "alla romana", costituito da pilastro ed arco d'ordine minore inquadrati nell'ordine maggiore costituito da semicolonne e trabeazione. Singolari sono i capitelli corinzi in bronzo. Infine, dal 1513 con la presenza del Cesariano e poi dal 1523 al 1555 con i lavori diretti da Cristoforo Lombardo (presente dal 1528) la chiesa veniva ampliata, raggiungendo l'aspetto attuale, con l'edificazione di un deambulatorio e delle due navate laterali. (Riegel '96, p. 4).  

pianta_SantaMaria_pressoPianta della chiesa di Santa Maria presso San Celso
in nero la planimetria approvata nel 1493, in bianco lo stato attuale. disegni di Luciano Patetta (1986), china