Basilica di Santa Maria presso San Satiro

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Santa Maria presso S. Satiro è tradizionalmente indicata come il risultato più compiuto della cultura rinascimentale a Milano e come opera prestigiosa di Donato Bramante. Eppure le conoscenze certe sono poche e i dubbi invece sono molti. Siamo tutt'altro che sicuri dell'autore del progetto e della concezione integrale dell'organismo della chiesa come ci appare oggi. Non è da escludere che il risultato attuale sia stato piuttosto il frutto di una successione di modifiche e di ripensamenti. I documenti pervenutici e le testimonianze sono molte ma non sempre esaurienti e di facile interpretazione. Sappiamo che l'antico sacello di S. Satiro (piccolo organismo cruciforme di origine tardo bizantina, tuttora esistente) era già descritto nel Testamento di Ansperto (879 d.C.) e abbiamo notizie di un primo oratorio (IX-XI secolo) cui apparteneva il campanile preromanico anch'esso tuttora esistente. Ci è riportato l'episodio di un'offesa portata all'Immagine miracolosa della Madonna (cui il 26 -9-1477 "fu recato guasto da alcuni malfattori") e delle decisioni del duca Gian Galeazzo Sforza d'erigere un edificio nuovo e degno, proprio per custodire quell'affresco oggetto di venerazione popolare. I lavori devono essere cominciati intorno al 1478, forse impostando dapprima un oratorio di tipo solariano in coincidenza con la parte centrale dell'edificio attuale sotto la cupola (Patetta '87). Dal 1482 troviamo documentato alcune volte e a vario titolo Donato Bramante, così come Agostino De Fondutis (o De Fondulis) incaricato dell'esecuzione di decorazioni in terracotta (1483), Giovanni Battagio pure per decorazioni (1487) e l'Amadeo (1486) per realizzare una facciata di marmi policromi (da sottoporre però all'approvazione di Bramante). La data della commissione dell'organo, 1490, può essere assunta come quella della conclusione dei lavori più importanti. Opere bramantesche certe sono la Sagrestia (1483 c.) che riprendeva e riinterpretava sia i prototipi tardoantichi che i battisteri romanici lombardi: un alto vano ottagonale con matroneo e nicchie angolari alternate a "sfondati", nonché il celebre "finto coro prospettico" definito prontamente dal duca Sforza "admirabili artificio". Se nella Sagrestia compariva la caratteristica ricerca bramantesca di una illuminazione zenitale (con oculi aperti nella cupola come nella sua Incisione Prevedari del 1481) nel coro Bramante si avvaleva della sua grande esperienza di pittore di "sfondi architettonici" per attuare col massimo virtuosismo un bassorilievo dorato e colorato ed ottenere la dilatazione dello spazio fisico in uno spazio solo rappresentato. Tale artificio era indispensabile per simulare in poco più di un metro di profondità un coro reale che non poteva essere realizzato per l'esistenza di una strada, l'attuale via del Falcone. Il coro prospettico simula naturalmente anche le nicchie decorate con conchiglia che si aprono lungo le pareti laterali del transetto. All'interno della chiesa compariva il "sistema" dell'arco romano inquadrato dall'Ordine, pilastri cruciformi con lesene di Ordine corinzio sorprendentemente privi di base, volta a botte (forse di derivazione dal Sant'Andrea albertiano di Mantova) e cupola emisferica cassettonata. Sia all'interno che nella facciata sulla via del Falcone compaiono gli Ordini "gerarchizzati", piccolo e medio nei pilastri della navata, per esempio, e maggiore in quelli sotto la cupola. Mentre la facciata principale è opera stilistica del XIX secolo, la facciata posteriore lungo la via del Falcone costituisce il primo esempio a Milano di una composizione affidata esclusivamente agli Ordini classici, paraste, trabeazioni e timpani, senza quella ricca plastica ornamentale, caratteristica della tradizione lombarda del Quattrocento. Due ipotesi restano nella storiografia: che in Santa Maria presso S. Satiro sia stato realizzato inizialmente solo il transetto, al quale sarebbe stato poi aggiunto il corpo con tre navate a cinque cappelle (Forster '56, Bruschi '69, Borsi '89) ,oppure che l'organismo attuale sia la riduzione e la contrazione, dovute a vincoli e contingenze, di un progetto unitario corrispondente alla forte personalità di Bramante: una croce greca a navata unica, simmetricamente affiancata da due cappelle e da quattro torri (Patetta '87). Due passi dei trattati del Cesariano (1521) e del Caporali (1536) ne sarebbero testimonianza. Inoltre, alcuni resti di decorazione esterna in terracotta e tracce di affreschi di recente riportati alla luce proverebbero due cose : che l'organismo bramantesco sarebbe stato impostato a partire dai pilastri angolari di un primo oratorio quadrato, simile alla Cappella Portinari, e che la Sagrestia sarebbe restata per un certo periodo come edificio isolato.

Piantina_SanSatiro

 

Planimetria dell'impianto della chiesa di Santa Maria presso San Satiro

disegno di Luciano Patetta (1995), china, 60 5 80 cm
Realizzato da Bramante entro il 1499 l'impianto della chiesa di Santa Maria presso San Satiro

era a navata unica, con cappelline su tutti i lati e portale d'accesso ad arco. Già Bruschi aveva proposto uno "schema dimostrativo dell'organizzazione dell'impianto illusionistico ideale di S. Maria presso S. Satiro", ma a tre navate e a cinque campate.