Palazzo Fodri Cremona
Tra le diverse dimore cremonesi di pregio rinnovate alla fine del sec. XV, palazzo Fo-dri (in corso Matteotti) costituisce forse il migliore esempio della particolare interpre-tazione che i maestri dell'area cremonese e cremasca - alcuni attivi anche a Milano - seppero esprimere degli stimoli culturali provenienti dall'ambiente della corte sforze-sca. Intorno al 1490 Benedetto Fodri, da poco insignito da Gian Galeazzo Sforza del titolo di cavaliere a suggellare l'ascesa sociale della famiglia, incaricava diversi mae-stri - da Guglielmo de Lera a Giovanni Francesco da Rho, già aiutante dell'Amadeo - di opere di decorazione e adattamento della propria abitazione, appena ampliata. Se i primi lavori interessarono forse solo la porzione originaria della casa (Rastelli, '82), entro i primi anni del Cinquecento la facciata principale, che appare più matura per la semplicità e il rigore del partito architettonico, fu condotta ad un aspetto del tutto uni-forme: l'allineamento tra le due file di finestre di profilo rettangolare (secondo la ma-niera della fine del secolo) e i tondi alternativamente vuoti e pieni alla sommità, sepa-rati da cornici marcapiano, indica la precisa volontà di stabilire un ordine pur nella disomogeneità degli interassi e nella rinuncia a inquadrare le aperture con ordini ar-chitettonici (comunque rari in Lombardia: il caso del coevo fronte di palazzo Rai-mondi è l'unico esempio a Cremona). La cornice intermedia in terracotta, materiale prediletto nella tradizione decorativa locale, presenta soggetti aggiornati sulla nuova passione per l'antico (divinità marine e profili tratti dalle incisioni del Mantegna); as-sai più inconsueti sono i tondi con teste sporgenti di nobildonne, umanisti e condottie-ri (calchi degli originali), non a caso attribuiti concordemente alla felice mano di Ago-stino de' Fondulis, plasticatore attivo a Milano in cantieri bramanteschi e presente a Cremona tra il 1501 e il 1502. Allo stesso mondo formale appartengono la cornice sommitale a modanature e mensole classicheggianti ed il portale a due ordini con tim-pano dritto, commissionato ad Alberto Maffiolo da Carrara nel 1493. Il cortile qua-drangolare fu a sua volta sicuramente sottoposto a interventi miranti ad ottenere una certa unitarietà: gli elementi architettonici, senz'altro non del tutto coevi, sono etero-genei e tre fronti sono privi di assialità, ma i due ordini di portici - reali o simulati con affreschi e graffiti - che girano sui quattro lati, producono l'effetto di una corte d'onore degna dell'interpretazione quattrocentesca della casa degli antichi. Qui gli abili figulini cremonesi, tra cui forse è Rinaldo de Stauris, hanno modo di esercitarsi sui nuovi motivi in voga a fine secolo: dalle scene mitologiche alle colonne a cande-labra (bellissime quelle del fronte opposto all'ingresso). Negli interni sono affreschi attribuiti a due diverse mani: la più aggiornata appartiene a un pittore della scuola del Bramantino, a metà strada tra Bramante e Mantegna.