Duomo Pavia

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Il grandioso impianto fu voluto dal cardinale Ascanio Sforza (fratello di Ludovico il Moro) nel centro della città, al posto delle due antiche basiliche 'doppie ' di Santo Ste-fano e Santa Maria del Popolo. Fondato nel 1488, il Duomo fu costruito molto lenta-mente e con numerose varianti al progetto originale. Nel Cinquecento Pellegrino Ti-baldi diresse a lungo i lavori e aggiunse una cella in cima all'antico campanile roma-nico ( 1583); la cupola fu eretta solo nel 1895 da Carlo Maciachini e la facciata è ad-dirittura del 1933. Anche se ai primi disegni e alla stesura del progetto parteciparono Cristoforo Rocchi e Giovanni Antonio Amadeo e poco più tardi Gian Giacomo Dol-cebuono, concordemente viene attribuito a Bramante l' imponente schema planimetri-co, centrico, basato sull'innesto di un nucleo ottagonale a cupola con un corpo longi-tudinale a tre navate (come già realizzato in Santa Maria del Fiore a Firenze e nella Basilica di Loreto, opere entrambe ben note a Bramante). Ancora all'architetto di Ur-bino viene attribuito l'impianto della cripta (terminata nel 1492) forse ispirata a mo-numenti romani come il ninfeo degli Orti Sallustiani e la sala termale della Villa A-driana a Tivoli. Il Duomo pavese fu il principale esempio di cattedrale rinascimentale prima di San Pietro ( Bruschi in Rinascimento...' 94, p. 157). Se il centro della tribuna ottagonale conferma la tradizione di dedicare tale impianto simbolico alla Madonna, il Duomo presenta altri riferimenti 'colti' giustamente attribuibili a Bramante: le torri di un monumento antico come il San Lorenzo milanese, le quattro sagrestie e le cappel-lette semicircolari ispirate la Santo Spirito brunelleschiano di Firenze, ma forse anche all'impianto originario impostato da Bramante per Santa Maria presso San Satiro a Milano (Patetta '87, p. 185). L'importanza di questa fondazione sforzesca portò a Pa-via nel 1490 Francesco di Giorgio (a Milano per il 'consulto' sul tiburio del Duomo) e Leonardo, i cui numerosi studi per edifici compositi a pianta centrale presentano no-tevoli convergenze con l'organismo del Duomo pavese. Ancor di più dell'edificio co-struito è il grande modello ligneo (conservato nel Castello Visconteo) a restituirci in pieno la grandiosità di questa architettura. Iniziato dal Rocchi, fu completato con mo-difiche dopo il 1497 da Giovan Pietro Fugazza, probabilmente seguendo i suggeri-menti del Dolcebuono e dell'Amadeo, ai quali era stato affidato in quegli anni il can-tiere (Bruschi '69, p. 180 e p. 765; Borsi '89, p. 178; Visioli in Rinascimento..., '94, p. 463).