Santa Maria Nuova, Abbiategrasso -Mi
La chiesa fu costruita nella seconda metà del Trecento, in età viscontea,nelle forme del tardogotico lombardo. Nel Quattrocento (probabilmente intorno agli anni Settanta) fu edificato davanti alla chiesa un quadriportico, trapezoidale per i condizionamenti di un tessuto urbano irregolare. Le arcatelle su colonne dai capitelli arcaici " a palmette", gli archivolti in formelle di terracotta e i tondi con busti di santi e apostoli rimandano ad altri cortili e chiostri milanesi, come per esempio quelli dell'Ospedale Maggio-re,dell'Oratorio della Passione e di Santa Maria della Pace. Nel 1497 (come attesta la data incisa in uno dei sottarchi in basso) fu costruito davanti alla facciata un grande protiro, pronao (o tegurium all'antica) sostituendo tre arcate del portico. L'opera fu attribuita a Donato Bramante, a cominciare dal Settecento e dagli scritti per esempio di Venanzio De Pagave, uno dei primo studiosi dell'architetto urbinate. L'attribuzione è stata accolta unanimemente o quasi dalla critica fino ad oggi, se pur con qualche ri-serva e limitazione. Anzitutto, si è ritenuto più probabile un suggerimento bramante-sco che un vero e proprio progetto, definito anche nei particolari (Bruschi '69, p. 819 e 1993, p. 195; Borsi '89, p. 209). Infatti, non appartengono ai modi di Bramante i capitelli del primo ordine,"scorretti", cioè corinzi secondo i modi correnti quattrocenteschi lombardi (con volute ad S al centro), e non vi sono precedenti suoi di colonne abbinate come nel protiro: soluzione questa invece presente sia nel modello del Duomo di Pavia (Fugazza e Amadeo, 1488 e seg.) sia nella facciata della Certosa di Pavia (Amadeo e Benedetto Briosco 1501-1506 ). Possono essere invece riconosciute come bramantesche sia la grandiosità della concezione (che rimanda all'arco trionfale di ordine maggiore dei laterali nella Canonica milanese di Sant'Ambrogio, 1492) sia la citazione della facciata albertiana del Sant'Andrea di Mantova (1472) che compare sotto il protiro nei due archi di raccordo con i lati del quadriportico: qui ritroviamo la soluzione "aggiornata" dell'arco alla romana, inquadrato nell'ordine architettonico di due alte lesene e della trabeazione. Recentemente è stato ritrovato il documento attestante che il secondo ordine del protiro, quello superiore, fu realizzato dall'architetto romano Tolomeo Rinaldi quasi un secolo più tardi, a cominciare dal 1595. D'altronde, differenti sono i capitelli (d'un corinzio maturo) e i materiali, mattoni, serizzo e pietre di Viggiù e Angera anziché un uniforme rivestimento lapideo (Comincini, in Santa Maria Nuova '90, p. 40). Il documento ritrovato può portare a queste due diverse ipotesi : il protiro sarebbe stato eretto per proteggere l'affresco della Vergine con Bambino collocato in un punto della facciata esposto alla pioggia; oppure, il Rinaldi avrebbe edificato la parte alta aggiornando negli elementi architettonici un progetto o modello bramantesco esistente (Patetta 2001). Secondo la prima ipotesi, il Rinaldi avrebbe potuto variare un progetto che prevedeva un protiro di poco più alto delle arcatelle laterali, a un solo ordine terminante con la trabeazione (sopra la coppia di colonne accostate) proprio all'altezza corrispondente a quella del quadriportico (Modesti in Santa Maria Nuova '90, p. 62).