Santa Maria della Croce, Crema

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Una miracolosa apparizione della Madonna in un bosco limitrofo alle mura di Crema è all'origine della fondazione nel 1490 del Santuario di S. Maria della Croce. L'impre-sa costruttiva riuscì a coagulare sentimenti religiosi, orgoglio civico e istanze di auto-nomia della comunità di Crema, che finanziò e diresse i lavori, affidati al lodigiano Giovanni Battagio. Il santuario costituisce una delle più originali interpretazioni del tema della pianta centrale nel Quattrocento in Lombardia, a conferma della capacità del maestro lodigiano di raccogliere lo stimolo intellettuale offerto dalla presenza a Milano di Bramante e di Leonardo. Il grande invaso interno dimostra quanto Battagio abbia recepito, su loro impulso, la suggestione esercitata dagli edifici centrici ottago-nali con cappelle radiali di età tardo romana di cui Milano era ricca. Ma per interpre-tare pienamente i significati simbolici legati alla fondazione innesta sul corpo ottagonale, diretto richiamo della figura della Vergine (l'otto settembre si celebra la nascita di Maria), quattro volumi minori a croce greca: in questo modo l'intero complesso, oltre che ciascuna delle quattro cappelle, riproduce la figura della croce a braccia uguali, evidente riferimento cristologico. Nell'articolazione delle pareti, oggi ricche di affreschi e stucchi che datano dal primo Cinquecento all'Ottocento, l'autonomia del Battagio rispetto agli esempi di Bramante si fa evidente: il modo bramantesco di inserire gli ordini classici, ritagliando nelle masse murarie archi inquadrati da pilastri e trabeazioni che scandiscono le parti sottolineando i reciproci rapporti, è reinterpretato da Giovanni con l'uso di alte colonne libere su piedistalli poste davanti agli angoli, più vicino a prototipi antichi. L'esterno della chiesa, destinato ad essere percepito fin da lontano, non ricalca meccanicamente i volumi interni: il corpo principale si presenta come una rotonda scandita nei primi tre livelli in sedici grandi campi rispettivamente da paraste, coppie di fine-stre e bifore (l'ultima galleria, posta a celare secondo la tradizione lombarda l'imposta della cupola, con sostegni tutti identici, fu realizzata in un linguaggio goticizzante do-po l'allontamento di Battagio dal cantiere, occorso per un contrasto sui compensi). Anche i quattro ambienti minori cruciformi innestati all'ottagono risultano trasfigurati: la figura della croce rimane, ma ruotata di 45°, con una soluzione non priva di pro-blemi nel punto di contatto col corpo della chiesa. Il rapporto tra la rotonda e bracci della croce è ottenuto concatenando i volumi maggiori e minori attraverso la scansio-ne delle pareti in registri, ciascuno caratterizzato da bellissimi motivi in cotto.