Santuario Madonna Tirano -So

.

Il santuario della Madonna di Tirano domina la piana dell'alta Valtellina all'imbocco della val Poschiavo, annunciando in modo eloquente a chi provenga dalla pianura lombarda o dall'Engadina l'approssimarsi di un borgo di prima importanza nella valle quale Tirano (all'epoca della fondazione capoluogo del Terziere superiore). La crono-logia della fabbrica si riassume in poche date: il 29 settembre 1504 la Vergine Maria, apparsa al nobile Mario Omodeo, indicava il sito sul quale edificare una chiesa in suo onore promettendo la cessazione di un'epidemia che stava colpendo il bestiame; Luigi Quadrio, rappresentante degli Sforza in Tirano, donava il terreno prescelto alla comu-nità locale e nel 1505 aveva inizio il santuario. Finanziata inizialmente con contributi locali e attraverso "cerche" nei territori circostanti, la costruzione ebbe notevole impulso dall'istituzione nel 1514 di una fiera commerciale, tenuta presso il santuario in botteghe appaltate per conto della fabbrica; l'esenzione da ogni dazio delle merci scambiate concessa dal governo dei Grigioni protestanti (i nuovi padroni dopo la di-sfatta sforzesca nel 1512) ne decretò il successo, favorendo lo sviluppo della piazza e del borgo di Madonna di Tirano. Se nel 1506 si era giunti a porre in opera i primi por-tali (sui fianchi), intorno al '28 la chiesa doveva essere coperta e nel '34 era concluso il bellissimo portale maggiore. A una seconda fase di lavori (1576-1610) spettò la costruzione del campanile e della cupola esterna su bel tamburo a nicchie e la decorazione a stucchi e ad affreschi dell'interno. Se i maestosi prospetti esterni indicano d'impatto l'importanza della chiesa, concepita di proposito con alti sottotetti e con uno scarto notevole tra la quota della cupola interna in muratura e la copertura cupolifor-me in rame su incastellatura lignea e tra sommità della facciata e quella del tetto retro-stante, è con un più attento esame che si può riconoscere l'appartenenza del santuario ad un gruppo di edifici sacri di derivazione bramantesca e capire la sua conseguente fortuna dal punto di vista storico artistico. La pianta longitudinale, con uno pseudo transetto, abside poligonale e una cappella aggettante dal fianco nord che ospita l'altare dell'apparizione (non coincidente col maggiore) non presenta a prima vista echi di quella riflessione sugli impianti centrici che è tanto ricorrente nel secondo '400 in santuari mariani; tuttavia la parte posteriore del complesso, col dado centrale sovrastato dalla cupola ottagonale su tamburo su cui si innestano quattro braccia principali di pari altezza e ampiezza, non può che rievocare l'immagine di studi leonardeschi su organismi centrali generati per irraggiamento di volumi minori da un corpo centrale. All'interno, se si prescinde dai decori del tardo Cinquecento, si individua un'intelaiatura architettonica di pilastri con basi e capitelli "all'antica" che inquadrano archi a tutto sesto cassettonati da cui nascono le volte a crociera, ma una serie di "scorrettezze" rivela la libertà dell'interpretazione locale: le nicchie scavano i pilastri, ponendo la funzione di supporto per la decorazione in primo piano rispetto a quella portante; la cornice in cima ai pilastri di ordine minore (delle navate laterali) corre anche intorno ai sostegni maggiori (sotto la cupola), interrompendone la continuità; i lati brevi delle campate delle navate minori, di impianto rettangolare allungato del tutto inadatto alle volte a crociera, sono risolti in modo forzato con archi a tutto sesto so-prelevati (per evitare forme allungate poco classiche). Che la tendenza ad interpretare in senso decorativo i modelli bramanteschi domini l'intero edificio, soprattutto all'interno, è evidente, tanto da far pensare che a capo della fabbrica fosse un architetto-scultore. E guardando alla scultura, in primo luogo ai due portali più antichi con belle spalle scolpite a candelabre di gusto antiquario, è stato proposto per Tirano il nome del ticinese Tommaso Rodari e della sua bottega: i percorsi attraverso i quali l'opera dell'urbinate potè avere echi fino a queste plaghe con ogni probabilità passano dunque attraverso Como (alla cui diocesi il santuario appartiene), dove al Duomo il Rodari lasciò bellissimi portali ed edicole e diresse la costruzione dell'abside, che con quella Tirano presenta più di un'assonanza.