Spunta il nome del Commissario rumeno
Il nuovo governo di centro destra rumeno, entrato in carica lunedì scorso, ha proposto la nomina del candidato a commissario europeo l'eurodeputato Siegfried Muresan, che è anche vicepresidente del Partito Popolare Europeo (PPE). Entro domani dovrebbe arrivare la lettera di nomina a Bruxelles, ma la sua nomina non solo non è gradita ai socialisti, che vedono così compromessi gli equilibri di maggioranza nel Parlamento europeo, ma se fosse accettata, la nuova Commissione non sarebbe più caratterizzata dalla parità di genere, promessa dalla presidente eletta Ursula Von Der Leyen.
Inoltre, gli scogli da superare prima di chiedere il voto all'Aula del Parlamento europeo sono ancora tanti: primo, rischia di aprirsi un nuovo caso intorno al candidato francese, Thierry Breton, appena nominato dal presidente francese Macron, dopo la bocciatura di Sylvie Goulard. L'ex ministro dell'Economia vicino al PPE, come Oliver Varhelyi, il candidato ungherese scelto da Viktor Orban (dopo la bocciatura di Laszlo Trocsanyi), non è ben visto non tanto per l'appartenenza politica, ma per i possibili conflitti di interesse come top manager nelle più grandi aziende di Francia (Atos e France Telecom). Dulcis in fundo, con il rinvio della Brexit al 31 gennaio 2020, anche Londra "dovrebbe" nominare un commissario, essendo la Gran Bretagna ancora nell'UE. Boris Johnson potrebbe confermare il commissario uscente Julian King, ma secondo una scuola di pensiero la Commissione potrebbe presentarsi a Strasburgo con soli 27 membri, in presenza di un accordo unanime tra i leader in Consiglio europeo.
Anche questo dilemma non è cosa da poco e si aggiunge ad un puzzle ancora da comporre che lascia tempi strettissimi per organizzare il voto sulla nuova Commissione nella plenaria del Parlamento europeo, in calendario dal 25 al 28 novembre prossimo.
Autore: dott.ssa Ester Lucà
