Sánchez bocciato
Il presidente uscente, vincitore delle elezioni del 28 aprile ma ben lontano dalla maggioranza assoluta dei 176 voti necessari, deve sperare di ottenere, oltre al voto favorevole di Podemos, che è riuscito a imporre la presenza di suoi ministri nell’esecutivo, il voto favorevole o almeno l’astensione di formazioni nazionaliste locali, regionaliste o indipendentiste catalane e basche. Finora sembrano assicurati solo i voti della sinistra radicale valenciana di Compromís e quello dei regionalisti della Cantabria. Il voto favorevole di Sinistra Repubblicana di Catalogna sarebbe decisivo.
In caso di astensione dei repubblicani catalani, Sánchez sarebbe comunque eletto premier in seconda votazione, quando non è necessaria la maggioranza assoluta, ma basta avere più voti a favore che contro. Scontata l’opposizione di Popolari, liberali, destra radicale e regionalisti della Navarra e delle Canarie.
Se i negoziati andassero a buon fine, quello di Sánchez sarebbe il primo governo di coalizione della storia spagnola sin dal ritorno alla democrazia nel 1977 a oggi.
Il Partito socialista ha 48 ore per raggiungere un accordo con Podemos sulla distribuzione dei ministeri del nuovo esecutivo. Il voto finale è previsto per domani 25 luglio.
Autore: dott.ssa Ester Lucà